Reggio Emilia ha dato i natali e ha ospitato alcuni dei personaggi più significativi ed importanti della musica italiana ed internazionale.
Ripercorriamo insieme i passi dei protagonisti e le loro vicende.
La prima storia che vi raccontiamo affonda le sue radici nei primi decenni dell’Ottocento, quando si diffusero nelle campagne emiliane musiche come il valzer, la mazurca, la polca.
Questo nuovo genere, chiamato liscio, a Santa Vittoria di Gualtieri ebbe una diffusione inaspettata: semplici braccianti divennero, nel corso del tempo, veri e propri professionisti, capaci di riscattare la loro condizione e costruirsi un futuro migliore.
Santa Vittoria divenne così il paese dei Cento Violini, sfornando una generazione di straordinari musicisti. Eredi spirituali e continuatori di quella tradizione, sono I Violini di Santa Vittoria, quintetto d’archi nato nel 2001, che da alcuni anni ormai ha intrapreso un rigoroso percorso di ricerca, riportando alla luce l’originaria matrice tradizionale del ballo liscio.
Per approfondirne la storia, Susy Blady ne racconta mirabilmente nel suo libro: “Il paese dei Cento Violini”.
La seconda tappa conduce a Novellara, luogo natale di Augusto Daolio, fondatore e primo cantante dei Nomadi, a cui la cittadina ha dedicato un grande murales realizzato in via Giacomo Matteotti 2 dall’artista Alessio B. in occasione del Nomadincontro del 2019.
Ogni anno, la città festeggia il suo compleanno con un grande evento musicale: l’occasione ideale per i fans che giungono da tutta Italia per passare una giornata speciale e conviviale. Girando alla scoperta dei luoghi cari ad Augusto si passeggia per il centro storico di Novellara, che ospita la Rocca, il Teatro ottocentesco ed il Museo Gonzaga, con una eccezionale raccolta di vasi da farmacia e con dipinti di Lelio Orsi, pittore nativo del paese.
Nella Sala Civica della Rocca, ogni prima domenica del mese è possibile ammirare la sala permanente con le opere dedicate al cantante. Poco distante, il Parco Augusto Daolio ospita 10 panchine letterarie decorate dagli studenti dell’Istituto d’arte Chierici, dopo un attento studio tra le opere, i ricordi e la musica del leader dei Nomadi.
Il centro di Correggio è molto caratteristico e vivace.
Tra i portici e le piazze, sono molti i luoghi che parlano della vita e della musica di Luciano Ligabue.
Una location ricorrente nei suoi videoclip è il Teatro Asioli, storico teatro cittadino che ha fatto da cornice anche a concerti, presentazioni dei suoi libri, raduni ed eventi speciali. Altra tappa fondamentale è la casa natale del Liga, al civico 5 di Via S. Maria.
Tra i luoghi del cuore dell’artista, anche il celeberrimo Bar Mario situato nella vicina San Martino in Rio. Bisogna poi ricordare che in veste di regista Ligabue ha girato l’epico Radiofreccia ed il recente Made in Italy, ambientato in buona parte nella nostra provincia.
Correggio è anche patria di personaggi illustri, come il pittore Antonio Allegri, detto appunto il Correggio e lo scrittore Pier Vittorio Tondelli, riferimento culturale per lo stesso Ligabue, autore di "Altri libertini”, romanzo di culto fra i giovani italiani degli anni Ottanta.
Arriviamo quindi in città a Reggio Emilia, per scoprire una storia musicale che non tutti conoscono.
La Mazurka di Dąbrowski è il nome con cui è conosciuto oggi l’inno nazionale polacco; la lapide commemorativa posta in Piazza Prampolini ricorda ai posteri che fu proprio qui che Józef Wybicki, nel luglio del 1797, compose il famoso inno.
La vicenda si lega indissolubilmente anche alla storia nel tricolore italiano e alle lotte che in quel periodo videro contrapposte le armate francesi a quelle austriache. Napoleone aveva infatti promesso l’indipendenza polacca, se questi avessero combattuto al suo fianco contro Russia, Austria e Prussia. L’armata polacca scese quindi in campo, entrando a Reggio Emilia da Porta San Pietro e sedando la rivolta contro la Repubblica Cispadana.
Per celebrarne il successo, il tenente Józef Wybicki scrisse la famosa mazurka e la eseguì, in forma di serenata, sotto al Palazzo Vescovile.
Anche se è nato nel 1965 in Germania e nonostante attualmente viva a Milano, il cantautore Vinicio Capossela è cresciuto a Cà de Caroli di Scandiano, dove ha ancora la residenza e al quale è profondamente legato. La zona è caratterizzata dal profilo delle Ciminiere, un importante cementificio del territorio oggi riconvertito in circolo ricreativo, ed ha alle spalle i monti dell’Appennino Reggiano.
Le prime colline dell’Appennino Reggiano, che Vinicio vedeva dalle finestre di casa da quando era bambino, sono state rinominate dall’artista “le colline perdute”, una dorsale dove oggi si coltiva la Spergola e dove si possono ammirare straordinari paesaggi.
Se dal centro di Cà de Caroli si percorre la strada che porta alla centenaria Quercia di Rondinara, si percorre un tratto del sentiero Spallanzani, un percorso di bassa/media montagna lungo circa 125 km, che da Scandiano porta sino a San Pellegrino in Alpe.
Orietta Berti, l’usignolo di Cavriago, è un’icona senza tempo e senza confini, che oltrepassa i limiti generazionali piacendo davvero a tutti, la sui carriera è costellata di tantissimi successi.
La cantante vive tuttora a Montecchio Emilia, un comune della Val d’Enza che collega la provincia di Reggio Emilia con quella di Parma.
Il suo monumento più rappresentativo è senza dubbio il Castello medievale, risalente all’epoca matildica. Costeggiando il fiume e risalendo le dolci colline, si possono ammirare gli altri possedimenti della Gran Contessa Matilde, un circuito fortificato di rocche, torri e castelli.
Proseguendo verso il crinale, si raggiunge Ligonchio, casa natale di Iva Zanicchi.
Accanto alla grande centrale idroelettrica, simbolo del paese, parte il penultimo tratto del Sentiero Spallanzani che conduce fino al Rifugio Battisti.
Lungo il Sentiero si incontrano i Prati di Sara, uno dei luoghi più incantevoli dell’Appennino Reggiano, a cui Iva Zanicchi ha dedicato anche un libro.